Una settimana per entrare nel cuore della produzione della pasta, incontrare i suoi protagonisti, ottenere risposte su qualità, sicurezza, selezione delle materie prime e processo produttivo dell’alimento simbolo del Made in Italy alimentare.
Nella settimana del World Pasta Day (23-27 ottobre), i pastai associati ad AIDEPI apriranno al pubblico le porte di 7 impianti produttivi: Divella a Corato (FG), Felicetti a Predazzo (TN), Barilla a Pedrignano (PR) e Foggia, Garofalo a Gragnano (NA), La Molisana a Campobasso e Rustichella d’Abruzzo a Pianella (PE).
Nel pastificio i visitatori verranno accompagnati attraverso ogni fase della lavorazione della pasta, dal chicco di grano duro al confezionamento: l’impasto di semola e acqua, la sua estrusione attraverso la trafila, la delicata fase dell’essiccazione, e così via. Verrà loro spiegato quali sono le caratteristiche del grano duro adatto alla pastificazione, la selezione delle migliori materie prime, gli accordi di filiera per valorizzarne la qualità e sostenere l’agricoltura nazionale, la differenza tra trafila in bronzo o teflon, i test e le prove in laboratorio e in cucina che vengono fatto per assicurare sicurezza e qualità nutrizionale e organolettica di ogni formato.
Secondo Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di AIDEPI, “la pasta è molto di più che l’incontro tra acqua e semola di grano duro. Anzi, limitarne la qualità alla sola origine delle materie prime è riduttivo, perché rischia di far perdere di vista l’operato di chi, da secoli, le lavora con maestria e offre a tutti gli appassionati un prodotto che tutto il mondo ci invidia. Vogliamo ribadire la centralità della figura del pastaio quando si parla di pasta e i festeggiamenti del World Pasta Day ci sono sembrati il momento più opportuno.”
Secondo AIDEPI, gli italiani amano la pasta, ma negli ultimi tempi sono in atto campagne di disinformazione che fanno mettere in dubbio a molti la sua salubrità e sicurezza. In verità, al di là dei proclami, non è mai stato trovato un dato che ne dimostri la veridicità. “La nostra migliore risposta – spiega Felicetti – è far toccare con mano agli italiani la passione, la maestria e la dedizione di chi fa questo lavoro”.
Per rispondere alla domanda globale, la produzione di pasta è aumentata di 6 volte negli ultimi 80 anni. Questo settore traina l’export di pomodoro, olio e formaggio, dà occupazione a 7500 occupati diretti e, lavorando la totalità del grano duro nazionale adatto alla pastificazione, tiene di fatto in vita questa filiera agricola.
Commenta Felicetti: “Questi numeri che ogni tanto qualcuno dimentica o fa finta di non ricordare mostrano due cose: la pasta è la chiave di volta del nostro agroalimentare e il mondo riconosce ai pastai italiani la leadership nell’arte pastaria”.